Una foglia cadde dal platano, un fruscio scosse il cuore del cipresso,
sei tu che mi chiami.
Occhi invisibili succhiellano l’ombra, s’infiggono in me come chiodi in un muro,
sei tu che mi guardi.
Mani invisibili le spalle mi toccano, verso l’acque dormenti del pozzo mi attirano,
sei tu che mi vuoi.
Su su dalle vertebre diacce con pallidi taciti brividi la follia sale al cervello,
sei tu che mi penetri.
Più non sfiorano i piedi la terra, più non pesa il corpo nell’aria, via lo porta l’oscura vertigine,
sei tu che mi travolgi, sei tu.
sei tu che mi chiami.
Occhi invisibili succhiellano l’ombra, s’infiggono in me come chiodi in un muro,
sei tu che mi guardi.
Mani invisibili le spalle mi toccano, verso l’acque dormenti del pozzo mi attirano,
sei tu che mi vuoi.
Su su dalle vertebre diacce con pallidi taciti brividi la follia sale al cervello,
sei tu che mi penetri.
Più non sfiorano i piedi la terra, più non pesa il corpo nell’aria, via lo porta l’oscura vertigine,
sei tu che mi travolgi, sei tu.
Ada Negri
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