Mi pensi
Sì, mi pensi a giorni.
E sono pensata calda come pane.
Nella mente tua figura senza coordinate.
Ghirigoro di telefonata monca,
cappotto senza gruccia, appeso al braccio,
aggrovigliato disarmo della primavera, fondo di un’anta asciutta.
Non mi vedi,
solo ricordi di ricordarmi prima del sonno.
E sogni di me.
Dimentichi le canzoni che ti ho sussurrato nelle orecchie quando eri qui
Ancora qui.
ma mi canti in note piccole sotto la doccia,
Senza le parole ritorna il ritornello
e dice di me qualcosa.
Il rif degli abbandoni si storce nel gorgoglio dei tubi sordo muti.
Sono di questo tuo azzurro l’accidia spaziale
più sazia di una fiera.
Mi mugugni per assonanza.
E sono ancora io
Sempre
quella che non è verità,
la donna vetro seduta sul culmine di un tramonto.
Quella con le due pianelle strette ai piedi.
La donna briciola più pigra del tuo gatto
Nonostante l’estate e gli incubi
Lo vedi?
Sono ancora io e sento gli spruzzi della tua felicità venire da lontano
a bagnarmi le reni.
Elisabetta Liguori
Sì, mi pensi a giorni.
E sono pensata calda come pane.
Nella mente tua figura senza coordinate.
Ghirigoro di telefonata monca,
cappotto senza gruccia, appeso al braccio,
aggrovigliato disarmo della primavera, fondo di un’anta asciutta.
Non mi vedi,
solo ricordi di ricordarmi prima del sonno.
E sogni di me.
Dimentichi le canzoni che ti ho sussurrato nelle orecchie quando eri qui
Ancora qui.
ma mi canti in note piccole sotto la doccia,
Senza le parole ritorna il ritornello
e dice di me qualcosa.
Il rif degli abbandoni si storce nel gorgoglio dei tubi sordo muti.
Sono di questo tuo azzurro l’accidia spaziale
più sazia di una fiera.
Mi mugugni per assonanza.
E sono ancora io
Sempre
quella che non è verità,
la donna vetro seduta sul culmine di un tramonto.
Quella con le due pianelle strette ai piedi.
La donna briciola più pigra del tuo gatto
Nonostante l’estate e gli incubi
Lo vedi?
Sono ancora io e sento gli spruzzi della tua felicità venire da lontano
a bagnarmi le reni.
Elisabetta Liguori
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