Mi sporgo verso il cielo
E potrei caderci se
Qui non mi reggessero
Le intelligenti briglie della mia identita’,
Il dolce nauseante odore femminile
Dietro le opache tende d’un profumato
Boudoir - pallida luce arancio.
Lenta, accurata grazia - seduzione,
Ossessione, liquide secrezioni,
desiderio che rotea in flussi mensili,
Sorrisi imbellettati e labbra languide,
Occhi annebbiati e carne bianca. Altro
Non e’ che adipe, latte di linfa,
Grasso su seni e cosce e, dentro,
solo il serpente torto delle ovaie,
Il tessuto nervoso dell’utero,
Ricettivo sempre, colmo del fluido
Attivo d’ una passione opposta, dopo
L’apice, droga ipnotica,
L’ eterno ricordare, il curvarsi,
Rilassando le membra. I frutti passivi
D’una passione morta marciscono, crescono
Nell’addome. Ella si disfa
In una fragrante e tiepida pozza. Musica
Non c’e’ piu’ dolce d’una traballante, cigolante
Carrozzina, del familiare
Odore della soffici feci brune indurite
Sui diaspri. Quanto in fretta si trasferisce
Il proprio Io a quello del bambino e, consolate
Da speranze e sogni vicari,
Volutamente si cede alla decadenza
Del corpo, all’eventuale passaggio
Della carne alla zolla, alla disintegrazione
Della mente, delle ghiandole creatrici di tutto
Quel che mai siamo state. Rido vedendo
Le gonnelline bianche, le fasce dorate,
Le luci rosse delle macchine, ferme
Lungo strade notturne, immerse nelle furtive
Tenebre - le labbra, sottili e pallide, piene e
Affamate, s’incontrano, si dissetano al
Cieco incendio. Amputate gli organi sessuali.
Sylvia Plath
E potrei caderci se
Qui non mi reggessero
Le intelligenti briglie della mia identita’,
Il dolce nauseante odore femminile
Dietro le opache tende d’un profumato
Boudoir - pallida luce arancio.
Lenta, accurata grazia - seduzione,
Ossessione, liquide secrezioni,
desiderio che rotea in flussi mensili,
Sorrisi imbellettati e labbra languide,
Occhi annebbiati e carne bianca. Altro
Non e’ che adipe, latte di linfa,
Grasso su seni e cosce e, dentro,
solo il serpente torto delle ovaie,
Il tessuto nervoso dell’utero,
Ricettivo sempre, colmo del fluido
Attivo d’ una passione opposta, dopo
L’apice, droga ipnotica,
L’ eterno ricordare, il curvarsi,
Rilassando le membra. I frutti passivi
D’una passione morta marciscono, crescono
Nell’addome. Ella si disfa
In una fragrante e tiepida pozza. Musica
Non c’e’ piu’ dolce d’una traballante, cigolante
Carrozzina, del familiare
Odore della soffici feci brune indurite
Sui diaspri. Quanto in fretta si trasferisce
Il proprio Io a quello del bambino e, consolate
Da speranze e sogni vicari,
Volutamente si cede alla decadenza
Del corpo, all’eventuale passaggio
Della carne alla zolla, alla disintegrazione
Della mente, delle ghiandole creatrici di tutto
Quel che mai siamo state. Rido vedendo
Le gonnelline bianche, le fasce dorate,
Le luci rosse delle macchine, ferme
Lungo strade notturne, immerse nelle furtive
Tenebre - le labbra, sottili e pallide, piene e
Affamate, s’incontrano, si dissetano al
Cieco incendio. Amputate gli organi sessuali.
Sylvia Plath
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