Perché
il mare altro non è che il riflesso del cielo, è un cielo capovolto: e
in questo riflesso gli uomini attraversano al contrario la verità e la
vita. E meno bastano a se stessi, più devono avere cose: ricchezze,
imperi, schiavi, potere. Di nessun altro deve essere tutto ciò che non è
loro: rompono, distruggono, annientano quel che non possono avere. E il
cielo. Forse il cielo siamo noi. Noi non riflettiamo la luce, prendendo
altrove colore, noi siamo colore. Non muoviamo burrasche livide e
impercorribili: siamo brevi temporali o nere confessate agonie; ma di
più, molto di più, tenero, sconfinato azzurro e canto di culla, di
lavoro e poesia. Ma forse sto pensando così solo perché tu te ne vai,
penso così solo perché tu mi lasci.
Roberto Vecchioni, "Le partenze", in "Viaggi del tempo immobile"
Roberto Vecchioni, "Le partenze", in "Viaggi del tempo immobile"
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